#nazione italiana femminile di calcio
Explore tagged Tumblr posts
vintagebiker43 · 5 months ago
Text
Ieri pomeriggio la RAI ha trasmesso in diretta la partita Italia-Svizzera, ottavi di finale degli Europei di calcio maschili. Prestazione decisamente mesta, in linea con le precedenti.
Vorrei qui ricordare che Il monte ingaggi della squadra si aggira attorno agli 80 milioni di euro, cui si aggiungono i premi partita, che in questo caso sono ovviamente più limitati rispetto ad altre edizioni.
Il montepremi complessivo di EURO 2024 è di 331 milioni di euro, la squadra campione potrà incassare quasi 30 milioni. Nonostante la magra performance, gli azzurri avevano fin qui incassato dalla competizione europea 12,25 milioni di euro.
Una settimana fa la RAI NON ha invece trasmesso la finale della Nations League di Volley femminile, dove la Nazionale italiana, guidata da Julio Velasco, ha svettato per la seconda volta, con prestazioni di gruppo e individuali straordinarie.
Paola Egonu è stata premiata come migliore giocatrice della Nations League 2024. Quattro azzurre sono state inserite nel Dream Team, il sestetto ideale della prestigiosa competizione internazionale itinerante: Paola Egonu come miglior opposta, Myriam Sylla come miglior schiacciatrice, Alessia Orro come miglior palleggiatrice, Sarah Fahr come miglior centrale. Ma nella programmazione della RAI non c'era stato posto per alcuna partita (10 vittorie su 12), né appunto per la finale (d'altra parte, scriveva un certo generale, i tratti di Paola Egonu non rappresentano la vera italianità e quindi perché darle spazio sul principale canale della Nazione?)
Quanto al montepremi complessivo della competizione, si parla di circa 8 milioni di Euro. Un milione è andato all'Italia, in quanto squadra vincitrice. Paola Egonu ha portato a casa un totale di circa 37.000 dollari (30.000 per MVP e 10.000 per miglior opposto); Alessia Orro, Myriam Sylla e Sarah Fahr circa 9.000 euro a testa.
Barbara Poggio
Tumblr media Tumblr media
55 notes · View notes
threeolderbrothers · 5 years ago
Photo
Tumblr media
cristiana girelli and martina rosucci
15 notes · View notes
questouomono · 6 years ago
Text
Questo uomo no, #103 - Il filo marrone
*
Tumblr media
C'è un filo marrone che tiene collegati i sessismi di Collovati e Dotto, di Giulio Perrone, di Lagerfeld, di Insigne, del consigliere Masocco - solo per citare i più recenti. E non c'entra nulla col calcio, con la moda, con la letteratura o con la politica: c'entra solo col potere.
Fulvio Collovati e Giancarlo Dotto rappresentano quei simboli culturali che nei decenni sono diventati rappresentazioni dell’identità maschile tanto da essere scambiati con la stessa identità maschile. Il calcio è prerogativa della natura maschile quanto stirare le camicie lo è per quella femminile, ma è ovvio che parlando di un movimento sportivo che fattura milioni di euro al giorno, c’è un certo attaccamento al potere mediatico vagamente superiore di quello esercitato per la tavola da stiro. Questi individui virano sullo scherzo, la buttano su una presunta “estetica” di cui non sanno e non capiscono nulla, ma hanno bisogno di nomi per giustificare la loro idea sessista di donna (e quindi di uomo) in quei modi “civili” che secondo questo distorto pensiero dovrebbero essere accettabili come “opinioni”. Ma una opinione sessista è una discriminazione, cioè uno strumento di potere. Questo uomo no.
La retorica sessista del “conoscere le donne” non conosce crisi da secoli e il libro di Giulio Perrone casualmente uscito il 14 febbraio sarà certamente un successo per l’autore e per chi ancora crede a ruoli stereotipati - che indubbiamente sono efficaci, dato che appunto sono stereotipi. La loro efficacia però non ne giustifica né l’esistenza né la diffusione, perché quel modo di interpretare la relazione di coppia etero propaganda un modello basato su mostruose convinzioni riguardo la “natura” di uomini e donne. Dovrebbe bastare saper leggere per capirlo, ma chi compra prodotti editoriali come quello, tecnicamente legge ma effettivamente si specchia in una rappresentazione rassicurante - quella degli stereotipi, appunto, che sono lì a impedire qualsiasi pensiero critico che aiuterebbe non poco queste relazioni. Invece si continua a giocare con ruoli che nessuno ha scelto, imponendo comportamenti ai quali nessuno ha dato consenso, e spacciando per conoscenza dell’altro quello che invece è schiacciarne l’identità dalla propria posizione di potere (uomo, bianco, scrittore/editore, rivista patinata, foto ammiccante). Questo uomo no.
Karl Lagerfeld rappresenta un classico esempio di prodotto culturale che esercita una potente influenza sull’immaginario di milioni di persone senza che ne venga mai riconosciuta la terribile potenza discriminante. Non sono bastate negli anni le rappresentazioni di sé trasformate in agiografie da personcine altrettanto fintamente ignare del potere della rappresentazione come Natalia Aspesi (ecco un bell’esempio di cinque anni fa che la dice lunga su entrambi); anche quando costui si è speso direttamente per parlare di cose che ovviamente non può minimamente comprendere (ecco le sue idee di un anno fa sul movimento #metoo) tutto ciò non ha minimamente intaccato la sacra aura dovuta al designer che, invece di risolvere problemi, decide che “il mio solo compito è creare desiderio per ciò che non è necessario” (parole sue). Peccato non riflettere mai che quel compito gli è possibile grazie a poteri discriminanti che con tutta l’erudizione che sfoggiava si è ben guardato dallo studiare, e che delle sue creazioni si sono giovati per decenni. Sì lo so che è stato tanto romantico nel volere le sue ceneri insieme a quelle del suo compagno storico, ma tutto st’amore poteva sinceramente usarlo un po’ meglio. Grandi poteri danno grandi responsabilità, diceva qualcuno, e se non te le prendi perché pensi solo ai cavoli tuoi sei uno stronzo comunque. Questo uomo no.
A proposito di stronzi, spero non sia necessario dilungarsi troppo su Lorenzo Insigne: il problema non è la sua pericolosa fobìa dimostrata per qualsiasi libertà personale della moglie (per chi si fosse perso le gesta ecco un link), è un fenomeno sociale diffusissimo denunciato da secoli da quei femminismi che tanto nessuno ascolta. Fa molto più ribrezzo il fatto che tutto ciò venga rappresentato da una “testata” giornalistica come un simpatico scherzo, e che tutto torni nell’alveo dei “cazzi loro” matrimoniali dopo pochi giorni di maretta mediatica. Questo è veramente ciò di cui vergognarsi socialmente: che vedere rappresentata e in azione una schifosa discriminazione sessista, applicata anche con una notevole violenza, non abbia fatto succedere nulla. Nessun provvedimento di una qualche autorità - a dimostrazione che la sacralità del vincolo matrimoniale è ancora superiore a tutto; nessuna azione da parte del datore di lavoro di Insigne - un’azienda ipocrita falsamente sensibile alle questioni di immagine; nessuna sollevazione “popolare” da parte di un popolo che quindi dimostra di identificarsi con questo suo “eroe” maschilista e violento, che ancora dopo secoli chiama gelosia le proprie paure e il potere che esercita per non affrontarle. Questo uomo no.
Kevin Masocco non ha fatto neanche in tempo a diventare esempio del legame tra potere politico e discriminazione sessista; gli esempi si sono rapidamente diffusi. Massimiliano Galli è un altro, forse la schiera è stata aperta da Massimo Bitonci - non credo si arriverebbe mai a un vero inizio. E, che sia chiaro, la parte politica da cui vengono questi tre esempi è un caso: non si tratta di questo o quel partito, si tratta di chi ha il potere, locale o nazionale che sia. Avere potere politico aumenta quella hybris tutta maschile che è già più che latente nella cultura sessista ancora dominante, e quindi dal messaggio all’amico alla trasmissione televisiva il sessismo discriminante fa sentire le proprie ragioni, sicuro che sarà molto poco drenato da una qualche inibizione educativa o sociale. Già sono folte le schiere che se la prendono con quel partito come se in altri albergassero invece i campioni della parità, di linguaggio e di abitudini (agevolo un articolo che ricorda come di sessismo sia ben impregnata anche la sedicente “sinistra” partitica italiana). Se pensate sia solo una questione di partito, siete di molto lontani dalla realtà. Questo uomo no.
Il sessismo è anche un nome collettivo per linguaggi, strumenti, comportamenti e concetti manipolatori che servono ad avere potere su un genere intero. O lo si chiama col suo nome quando si manifesta (impedendo al contempo che se ne sminuisca la portata, berciando di complotti, “sessismo al contrario”, ironia e scuse simili) e se ne riconosce il filo colorato che lo accomuna ovunque, o continuerà il suo efficace servizio per chi opprime, dentro casa come una nazione intera, nella politica come nella cultura, ieri come domani. Questo uomo no.
6 notes · View notes
spettriedemoni · 6 years ago
Text
Solo una partita di calcio
Tra ieri e stamattina ho letto un mucchio di cose che mi hanno a volte divertito, a volte fatto incazzare e a volte deluso.
Intanto leggo di gente che ha tifato Croazia perché gli è antipatica la Francia. Ci sta, tifare contro qualcuno è da poveracci (o da poracci come dicono a Roma), ma ci sta.
C'è chi ha tifato Croazia perché è una squadra comunque talentuosa, perché ha a malapena 4 milioni di abitanti ed è arrivata comunque in finale di una coppa del mondo senza avere le strutture e i mezzi che ha la Francia per far crescere i suoi campioni. Sono uno di quelli, lo dico subito, perché mi piace la vittoria contro il pronostico, il piccolo Davide che sconfigge il gigante Golia.
Quello che davvero non sopporto è la motivazione per cui altri, tipo Matteo Salvini, hanno tifato Croazia. Il motivo per loro è la presenza massiccia di gente di colore, per qualcuno ha vinto l'Africa, mica la Francia, come se fosse un problema serio che a vincere sia davvero l'Africa.
A me da fastidio che questi paladini della identità nazionale, culturale ed etnica siano per esempio gli stessi che solo 18 anni fa, nella finale dell'Europeo 2000, tifarono per la Francia e per giunta contro l'Italia. Già perché in quegli anni Salvini girava con t-shirt con su scritto "Padania is not Italy" e dunque volevano l'indipendenza dall'Italia, il meridione era terronia e i napoletani venivano abbondantemente dileggiati con cori razzisti nei raduni leghisti di Pontida.
Ecco a me questi personaggi mettono una tristezza infinita perché non capiscono che tutti gli uomini sono uguali e dovrebbero avere gli stessi diritti, le stesse opportunità di riuscire nella vita e di sentirsi appartenenti di quella nazione nella quale sono nati e cresciuti perché non può essere il colore della pelle il discrimine. Perché è di questo che si parla, del colore della pelle, non di altro.
Mi mette tristezza perché quella integrazione che tanto osteggiano c'è già, la nazionale italiana di calcio femminile ha già un capitano di colore e magari tra qualche tempo anche Balotelli sarà capitano della nazionale maschile: è il giocatore con più presenze dietro a Bonucci, anzi mi auguro indossi presto la fascia da capitano per far scoppiare il fegato a questi idioti. Hanno già perso e non lo sanno o non vogliono ammetterlo.
La Francia ha vinto perché era la squadra più forte o quella che comunque ha giocato meglio. Punto.
I suoi giocatori sono francesi malgrado quello che pensano questi patrioti d'accatto.
Se dite che la Francia ha avuto culo e ha giocato male non solo non capite un accidente di calcio, ma neppure avete in mente come ha giocato e vinto l'Italia nel passato (e pure nel presente).
In una parola: "Statece"
PS
La Gioconda i francesi la espongono con pieno diritto al Louvre: Leonardo da Vinci la vendette all'allora sovrano francese.
Statece.
19 notes · View notes
my-claudio-gobbi · 6 years ago
Text
il servizio di Claudio Gobbi
Il testo completo
Chissà se Alfio Marchini per consolarsi dal brutto risultato delle elezioni a Sindaco di Roma è tornato a volare con il suo jet nei celi d’Europa con al seguito gli amati 19 cavalli da polo con cui ha vinto al cospetto della Regina la mitica Quee’s Cup, il trofeo più prestigioso al Mondo? Tuttavia non era presente a Villa A Sesta, oggi il più importante campo di gioco continentale voluto da quel grande appassionato che è Riccardo Tattoni, uomo di finanza che ha ospitato il Campionato europeo di polo 2018, un evento che ha raccolto 10 squadre in rappresentanza di altrettante nazioni sotto l’egida della Federazione italiana sport equestri e del Coni.
Particolare la storia di questo gioco così amato da personaggi di altissimo livello come John Kerry, segretario di Stato di Obama, che qualche anno fa sul campo di giuoco di Chantilly – Francia – si ruppe una spalla cadendo durante una fase di gioco.
Le sue origini risalgono alla notte dei tempi. Era giocato dai persiani e poi dai bizantini, in India, in Mongolia dove pare che Gengisc Khan ne fosse un grande estimatore. Uno Sport dei Re e il Re degli Sport come si usa definirlo.  Non a caso passato dalle regge dei maragià che lo praticano tutt’ora con gli elefanti oltre che a cavallo (ma viene disputato anche a dorso di cammello), ai campi di gioco dei Reali d’Inghilterra, primo fra tutti il principe Carlo. Un gioco che dall’Asia è prima giunto in Gran Bretagna, per poi migrare in Argentina dove infiniti spazi sono il naturale approdo per questo sport che ogni anno a novembre mette in scena l’Abierto, un torneo che coinvolge tutta la nazione e paragonabile per popolarità al calcio.
Il polo è uno sport duro, <Si molto impegnativo, in cui ci vuole dedizione e volontà>. Ad affermarlo non è un prestante cavaliere, ma una appassionata signora milanese, Ginevra Visconti che ha giocato a Villa a Sesta il torneo riservato alle donne in cui l’equipe italiana ha portato a casa la medaglia d’argento. <Una storia e una passione che viene da lontano la mia, dai miei trascorsi in Argentina dove quasi per caso impugnai una mazza da polo che poi non ho più smesso di usare. Tranne per un paio d’anni, quelli necessari per riavermi da una brutta caduta durante una fase di giuoco. <Mi ci è voluto del tempo per riprendermi, poi ho ricominciato a giocare a Villa a Sesta con due cavalli>.
Accanto alla durezza che non possiamo più evidentemente definire maschia, ecco l’eleganza. E così non a caso che agli europei fosse costante la presenza di un “Signore della Moda”, Salvatore Ferragamo. Una passione “giocata” sui campi di famiglia poco distanti da Villa a Sesta con tanto di figli e nipoti, tanto da formare l’equipe di 4 giocatori che compongono una quadra.
A Villa a Sesta al seguito delle loro nazionali sono giunti i club di tutta l’Europa del polo che conta. Che oggi gioca in Toscana, domani sul ghiaccio del lago di St Moritz. E che fa del polo un ambito assolutamente esclusivo, forse l’unico rimasto in cui l’élite finanziaria, politica e sociale internazionale si incontra e discute di affari, propone mode e modi, e personaggi. Perché è presto detto. Il polo non è da tutti, richiede importanti investimenti che costituiscono un budget importante, A cominciare dall’acquisto e mantenimento dei cavalli (ce ne vogliono almeno due per giocare una partita), all’iscrizione a un club, per finire spesso a una tenuta di proprietà.
Ed è in uno di questi club, Villa a Sesta che la Fei (federazione equestre internazionale), ha scelto per disputare l’edizione 2018 dei campionati europei. Qui è svolto un altro capitolo di questo sport reale da giovedì 20 a domenica 30 settembre, con la titolazione di FIP European Polo Championships Quantocoin Cup. Non un luogo qualunque, ma il maggiore polo club europeo, con un campo che per dimensioni è più ampio di quello di Palermo a Buenos Aires dove in novembre si giocherà l’Abierto, mi maggiore torneo mondiale
Sui 4 campi di Villa a Sesta sono scese in campo 10 nazioni: Azerbaigian, Austria, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Slovacchia, Spagna, Svizzera e Italia. Quattro di queste – Francia, Germania, Italia e Paesi Bassi – hanno schierato anche una squadra tutta ‘rosa’ al via nel Campionato femminile. Ha vinto l’Italia capitanata da Eduardo Mendez.
Ma che fatica! É stato un match all’ultimo tempo di galoppo, con scontri vibranti a rischio penalty. Schiuma che colava dalle spalle e dalle groppe dei cavalli e tanto stress che macchiava di sudore le immacolate casacche dei giocatori. Paragonabile a quello stress dei giocatori di una partita di calcio. Poi è finita 8 goal per l’Italia e 4 per l’Azerbaigian tra gli applausi, le coppe le foto di rito e una favolosa cena di gala.
E i cavalli? L’altro protagonista di questo sport.  Oggi si usa molto il purosangue inglese, monto scattante. Le razze impiegate tuttavia sono il polo pony e il criollo, un cavallo allevato in Argentina. I costi di acquisto partono da 5000 euro fino a un massimo di 150.000 a soggetto, per i professionisti.
Non sono mancati gli sponsor, ovviamente trattandosi di uno sport che divenire ben frequentato è poco. Us Polo fra tutti. Mentre l’equipe femminile era supportata da Castiglion del Bosco, tra le case vinicole pù prestigiose produttrici del celebre Brunello di Montalcino. Oltre a Hadoro Paris, Kinks Polo, Nero champagne, e a Azerbaigian land of fire. Sponsor ufficiale del torneo, la piattaforma bancaria Quantocoin.
Tutte le foto del torneo
Nella foto grande qui sopra #GinevraVisconti.
Arbiter: il servizio sugli europei di polo a Villa a Sesta. il servizio di Claudio Gobbi Il testo completo Chissà se Alfio Marchini per consolarsi dal brutto risultato delle elezioni a Sindaco di Roma è tornato a volare con il suo jet nei celi d'Europa con al seguito gli amati 19 cavalli da polo con cui ha vinto al cospetto della Regina la mitica Quee’s Cup, il trofeo più prestigioso al Mondo?
0 notes